Acqua di San Giovanni: approfondimenti
Quella dell’acqua di San Giovanni è una tradizione nota in tutta la Sardegna, forse una delle poche che ancora in uso.
E’ stato bello scoprire, dopo aver pubblicato questo articolo, che non solo la tradizione è viva, ma che è nota in tutta Italia e non solamente in Sardegna. E’ stato bello inoltre sapere che molte persone che dell’acqua di San Giovanni non sapevano proprio niente, per merito dell’articolo dell’anno scorso, quest’anno la rifaranno a casa propria. Quando si dice risvegliare la curiosità.
Ecco perché credo l’argomento meriti qualche approfondimento.
Grazie a tutte le persone che mi hanno inviato mail a tal proposito e grazie soprattutto alle nonnine che mi hanno parlato delle loro esperienze.
Fra le fonti che ti consiglio di consultare, utili per le tradizioni della Sardegna Sud Occidentale “Le piante nelle terapie tradizionali AA.VV.”
Partiamo dal nome: l’ acqua di San Giovanni è detta anche acqua degli odori o acqua dei profumi. A Gonnosfanadiga ad esempio la chiamavano s’akua ‘e fragusu, altrove akua de froris.
Acqua di San Giovanni: la preparazione
L’acqua doveva essere preparata rigorosamente a digiuno, da una donna, la sera del 23 giugno, al tocco dell’Ave Maria (mi è parso di capire tra le 20 e le 21).
Le cime fiorite delle erbe aromatiche che vi si inserivano dovevano essere lasciate a macerare una notte intera, sotto i raggi della luna.
Secondo alcune testimonianze a rendere efficace l’acqua ci pensava la luna, secondo altri la rugiada, secondo altri il tempo e la tranquillità.
Gli utilizzi
L’uso dell’acqua era principalmente cosmetico. Lavandosi la faccia con s’akua ‘e fragusu si otteneva una pelle liscia, ma anche si proteggevano per tutto l’anno gli occhi dalle malattie, ci si proteggeva da eventuali scottature della pelle, si evitavano le macchie del viso, si curavano o prevenivano dermatiti, si garantiva la salute dei denti (in quel caso gargarismi?). Gli effetti positivi non compaiono mai tutti assieme, ma ogni zona dell’Isola ne vantava alcuni.
Solo a Guspini l’acqua poteva essere utile anche contro il malocchio, per la protezione personale e delle terre coltivate, per procurare amicizie e amori.
Quel che risulta chiaro dalle testimonianze è che tutta la famiglia poteva usare l’acqua, ma a prepararla erano solo le donne, sposate o nubili.
Le erbe
Luogo che vai erba che trovi: l’importante era che fossero immerse in acqua in numero dispari e secondo la ritualità ricordata.
Fra quelle di cui mi è stato detto o di cui ho avuto modo di ritrovare testimonianza tornano ricorrentemente:
- il garofano
- l’elicriso
- foglie del noce
- la lavanda sthoechas e officinalis
- la menta (il puleggio, la menta selvatica)
- il basilico
- l’origano
- il rosmarino
- il timo
- l’alloro
- la rosa
- il limone (foglie)
- l’arancia (foglie)
- la ruta
- la maria luisa – erba cedrina
- l’iperico
Si tratta di piante non solo odorose, ma cariche di proprietà curative ben note alle nostre nonne e alle nostre antenate.
L’acqua una volta preparata va usata la mattina successiva, al più tardi il giorno dopo. Trascorsi alcuni giorni perde tutto il suo profumo, tutta la sua magia.
Marzo 11, 2018
essendo farmacista e profonda conoscitrice delle erbe sarde trovo che l’acqua di san Giovanni è miracolosa e io stessa la preparo e la uso!
le sarei grata se mi contattasse al più presto grazie