Cabras al gusto di mare

Una travel blogger a spasso per la Sardegna – step 2

A Cabras ci sono arrivata in pieno pomeriggio. Alle 15,00 superavamo i 35 gradi e il mio sogno era solo quello di infilarmi in doccia, riposare e poi partire alla scoperta di Oristano che per un motivo o per un altro, non avevo ancora visitato come si deve.

Ho parlato di sogno perché la realtà è stata un pelino differente: raggiunto il b&b ho citofonato e atteso per qualche secondo. Ho citofonato ancora e atteso un minuto e infine ho preferito il telefono. La proprietaria non era in casa, era dall’estetista e quindi c’era d’attendere almeno un oretta! D’altronde, mi ha detto quando ci siamo incontrate, le avrei dovuto far sapere l’orario preciso al quale sarei arrivata. Ah si?

Ho scelto consapevolmente di non prendermela troppo e ci siamo diretti verso San Giovanni e San Salvatore tanto per fare orario. Sia la chiesa, sia il villaggio fantasma più abitato del dintorno sono sempre una sciccheria da visitare. Raggiungerli è davvero semplice, basta seguire le indicazioni che si incontrano lungo la strada diritta e fina che conduce a Torre Grande. La chiesa di San Giovanni mi regala sempre la sensazione di qualcosa di friabile e buono, come di un pan di spagna gigante tutto da sgranocchiare. Non solo è bellissima, ma pare aver fatto un abbonamento con il cielo che la sovrasta, che d’estate è sempre d’un azzurro intenso. Fra le più antiche chiese dell’isola, fu edificata in epoca bizantina (VI secolo) ed in seguito rimaneggiata. Oggi è aperta a tutti e per visitarla non si paga niente, mentre se desideri visitare i sotterranei della chiesa di San Salvatore devi lasciare almeno un offerta. Io le mie 5 euro le ho lasciate con vero piacere: non credo che altrove sia tanto semplice ammirare una stratificazione storica che anche solo somigli a quella che vive nella fondo umido di San Salvatore.

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Tutto ha avuto inizio con un pozzo sacro prenuragico per proseguire poi in epoca fenicia, romana, bizantina e cristiana. Quell’ambiente oggi ipogeico è da più di 5 mila anni un luogo di cura e di preghiera: prenuragici e nuragici ci si recavano per rendere onore alle acque sacre e curatrici, i fenici lo intitolarono a Sid Dio Guaritore, i romani è probabile dedicarono il luogo ad Asclepio (istruito all’arte della medicina da Chirone o secondo altri da niente meno che Apollo) e i cristiani infine a San Salvatore. Appare chiaro che in quel posto ieri si guarisse ad opera delle acque, e senza ressa te lo confesso, è probabile possa guarire ancora oggi. Che fosse frequentatissimo me lo consigliano i disegni su parete: scritte fenicie, lettere greche, brani del corano, incisioni dettagliate o elementari di animali, uomini e donne; insomma chi passava per Cabras a San Salvatore ci doveva fare un salto.

Fra le sigle più interessanti “RF” è una delle più leggibili: pare essere la versione latina della preghiera punica Ru Fu. Significa “Guarisci” e cosa poteva essere se non una richiesta di guarigione?

Ti immagini che questa meraviglia sia messa sotto teca e protetta ma le cose non stanno esattamente così: ti viene richiesto di non usare il flash la sotto e se possibile di non toccare le pareti. Se possibile?

I miei figli, è probabile, non potranno vedere un granché delle incisioni si San Salvatore. Purtroppo anche le informazioni che ho sul posto sono di contrabbando: nessuna guida ad accompagnarci nella visita. Spero d’essere più fortunata l’anno prossimo.

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La sera, prima di cena abbiamo preso un aperitivo a Torre Grande, una lunga striscia di asfalto che costeggia il litorale. Peccato per il maestrale fortissimo che ha deciso di rinfrescare la giornata; il posto durante le belle serate estive deve essere niente male.

Poco dopo siamo volati alla volta della Peschiera Pontis. Mi aspettavo di trovare qualche capanna o qualche imbarcazione tipica del luogo, i fassoni, ma niente. Pare che le capanne siano state tutte bruciate e ad oggi non ne restino troppi esemplari. Peccato, tradizioni tanto forti meriterebbero di essere tutelate, ma d’altronde ogni luogo ha i suoi nei.

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Il villaggio pescatori non è stato comunque una delusione: chi desidera può attraversare la laguna sorretto da stabili ponticelli, ammirare qualche imbarcazione recente, qualche rifugio in legno dei pescatori di ieri e godere del profumo salmastro del luogo. Il ristorante apre ogni sera alle 20.30 e il muggine te lo servono in tutte le salse: in mousse, sotto aceto, sotto sale o arrosto e sulla freschezza del prodotto non c’è davvero da discutere. Parecchi antipasti, due primi, un arrosto misto di muggini, spigole ed orate e dell’ottimo vino hanno legano indissolubilmente il mio palato a Cabras.

Il pesce, come da tradizione, è servito su un letto di obione, che un tempo veniva utilizzato anche per fare delle comode sacche all’interno delle quali, il pesce sotto sale ben si conservava.

La spesa si aggira intorno alle 30 euro, il menù è fisso ed è indispensabile prenotare, ma ti assicuro che il tuo stomaco ringrazierà.

Leggi anche: Sardegna da viaggiare – le terme di Fordongianus e San Salvatore

@Kalaris

 

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