Sulla felicità, il tempo e le zucchine

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Non so se sia stata l’età o se sia stata la morte di mia sorella. Certo l’abbandono da parte di Maura mi ha guastata. Lo so. Non ci giro intorno. Mi ha rotto dentro qualcosa che non si aggiusterà più e non è necessariamente un male. E’ come se mi abbia spaccato il cuore. Ma il cuore di ciascuno di noi sa il fatto suo e nel mio caso ha trovato il modo per arginare la ferita. E quindi ha allargato le sue pareti, è diventato un poco più grande e si è ricucito. Ma io sento che è filato. Sento che un colpo qualsiasi potrebbe romperlo ancora. Quasi posso toccarla quella filatura.

La morte di Maura mi ha spaccato il cuore, lo stomaco, gli occhi ed il cervello. E questo non è necessariamente un male. Ma io sono cambiata, sono difettosa.

Ebbene, non lo so se sia l’età o l’abbandono, che poi era una delle mie paure più nere, quella di essere abbandonata. Ma ora riesco a vedere la felicità più nettamente quando mi si para davanti. E non dico per dire: la vedo proprio, con gli occhi. E la sento delle volte, con lo stomaco, con il cervello.

Oggi l’ho sentita la felicità, era quasi una cosa da toccare. Che ne so, un libro, un panino, un vaso. L’avrei potuta prendere in mano. Tagliavo le zucchine, verdissime, freschissime, croccanti e pulivo la bietola e gli spinaci: nel fine settimana quando riesco preparo la verdura per l’intera settimana successiva. Ecco, in quel momento la felicità era quella. Preparare la verdura per me, per la mia famiglia. Avere il tempo per preparare la verdura per la mia famiglia mentre il pane lievitava e la menta e la melissa appena recise profumavano l’acqua ed il limone che ormai è diventata una nuova fissa.

E lo so che è una felicità banale, non è mica una macchina nuova o un gioiello prezioso. Ma la felicità era la mia, quindi non si discute. Era vera. E allora ho pensato a Maura. Questo periodo mi manca più del solito. Non è una mancanza da lacrime, e una mancanza da… “se ci fossi ancora potremmo ridere di questo, ti ricordi quando lo facevamo? Se ci fossi potrei dirti di questo, potresti vedere quello, non so se ti piacerebbe, ma con me saresti sincera eh?”. Una mancanza matura. Perché c’è da tempo e sai che devi tenertela.

Insomma ho pensato a Maura, ho pensato a sua figlia, e poi ho pensato alla mia. E ho capito.

Che la felicità non erano le zucchine, o la menta. La felicità è il tempo. Che ho, è poco, ma buono. La felicità è il tempo che posso dedicare a me, a mia figlia, a mio marito, alle persone che amo.

Lo so che corre veloce e non si sa mai quanto ce ne resta davvero. E’ per questo che me lo godo. Qualche settimana fa ho cercato di spiegarlo ad un’amica, ma non sono stata un granché brava. Forse la verità è questa: che la felicità per ognuno è una cosa diversa e che non te la possono far vedere, ma che sei tu, da sola, a doverla trovare. Altrimenti sarebbe troppo facile no?

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