Claudia Zedda a Nulvi

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Durante queste ultime giornate di forte caldo, e forse è stata proprio causa del caldo, ho iniziato a chiedermi se davvero il mio lavoro potesse tornare utile a qualcuno, se davvero le mie ricerche potessero tornare utili a Sardegna, la mia Isola. Non ti è capito mai di dubitare della tua direzione?

La risposta ai miei dubbi Sardegna me l’ha regalata ieri notte durante la bellissima presentazione. Il pubblico era numeroso e colorato e lo dico con un certo orgoglio. D’altronde io sono solo io, sono solo Claudia, il sabato era piacevole e chissà quali eventi mirabolanti hanno movimentato gli angoli dell’isola. Ebbene in molti erano lì per ascoltarmi.

La risposta dicevamo: mi è arrivata a fine serata. L’intervento di un uomo di chiesa mi ha detto che sì, c’è ancora da fare.
Non è un processo agli intenti, mi ha detto, quasi che io non sapessi cosa in lunghi 10 anni abbia fatto, quasi che io non sapessi cosa dicevo, ma questo genere di ricerche distolgo gli uomini, i cristiani, dalla verità… e taglio, ma lascio il saliente: d’altronde le donne che durante l’inquisizione sono state bruciate in qualità di streghe probabilmente non meritavano d’essere bruciate… dovevano solo essere esorcizzate.

In fondo, ci ha tenuto a precisarlo con una fierezza a me non comprensibile, io sono un esorcista, e tu devi stare molto attenta trattando questi argomenti, devi raggiungerli in punta di piedi.

La mia risposta è stata breve, ero in dubbio persino sulla possibilità di non fornirgliela, ma tant’è, ho parlato. Gli ho raccontato che prima della Sardegna cristiana ne esisteva un’altra, pagana. Che quella cerco, quella che ci ha fatto un popolo forte, fiero, meritevole di essere ricordato, che sono le mie antenate quelle di cui vado alla ricerca e che in questo io, non cristiana, niente vedo di male e soprattutto che so perfettamente quello che faccio, e lo faccio con una consapevolezza che da sempre mi distingue.

Ho ricevuto il mio primo processo e ho affrontato la situazione con la dignità che solo i miei studi mi hanno permesso di vestire. L’applauso del pubblico, che ha seguito la mia risposta, inatteso, mi ha confortato e rallegrata.
Continuerò a parlare con le donne, continuerò a raccontare di loro, a raccogliere erbe e a mescolarle (che a detta del prete possono essere strumento potente de s’aremigu), continuerò a curare mia figlia con l’iperico e la piantaggine, a parlare con le piante e dormire sulle pietre.

Continuerò ad ascoltare e raccontare la Sardegna per me, per le donne che prima di me hanno dovuto tacere, per gli uomini che non hanno potuto difenderle, per mia figlia, per le figlie e i figli che verranno.
Le mie antenate, l’ho sentito, ieri notte sono state fiere di me e io mi sono sentita un poco più degna di dormire nel loro cerchio.

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