Le donne che collaborano: roba da janas

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Le donne che collaborano: roba da janas

Sono cresciuta in un mondo nel quale la conflittualità e la competizione fra donne era all’ordine del giorno. In questo mondo si insegnava (mai un maestro/a, badate bene, perché questo mondo non ci mette mai la faccia, ma solo voci che te lo consigliavano all’orecchio), che una su mille ce la fa. Una cosetta ancora meno carina della canzone, che… ma sì, lasciamo perdere.

Per tutte le altre niente da fare, peccato, è stato bello finché è durato, ma ora si torna a casa. Vuoi essere quella che ce la fa? Lasciati una scia di sangue alle spalle, corri da sola, nega le tue emozioni. Altrimenti peccato, è stato bello finché è durato, ma ora si torna a casa (si l’ho già detto, ma questo pensiero mi ha perseguitato a lungo).

Delle donne si diceva e si dice la stessa cosa che si diceva e dice dei sardi: non sapete collaborare, non fate altro che farvi la guerra fra di voi. Ironico, visto che io sono donna e sarda, quindi senza alcun diritto e alcuna speranza all’interdipendenza e alla collaborazione.

Il problema è che non amo che mi si dica cosa devo fare e come devo farlo Altro problemino ancora peggiore è che ho sempre sospettato che le cose non stessero esattamente così. E quando la pulce mi entra nell’orecchio, ebbene diventano caschi amari.

E quindi ho osservato, parlato, pensato, meditato, studiato per dare forma a quell’idea che era forte, ma un contorno ancora non ce l’aveva.

Il termine con il quale può essere definita quella forma di pensiero con la quale le bambine vengono annaffiate fin da giovanissime è questo: idea della scarsità patriarcale. Ok mi spiego: nelle sale del potere può entrare una sola donna (toh due, se siamo fortunate, tre se proprio è Natale) e se tu vuoi essere quella donna, beh, datti da fare. Questa è l’idea di scarsità. Un po’ come quando adocchi l’ultimo paio di scarpe, camicia, confezione di detersivo, libro, barretta energetica in saldo e accanto a te c’è un altro/a che punta la stessa cosa. L’unica reazione possibile della donna è “datti da fare” che significa: usa le unghie ed i denti per arrivare e mentre sgranocchi la barretta energetica balla sul cadavere della tua nemica. E mi raccomando: non fare mai il nome di un’altra donna nei covi del potere, non proporre mai una collega, non vantare mai un’amica: vorrai perdere il tuo status?

Ebbene Janas all’ascolto e maschietti in lettura, ve lo dico in confidenza. Sono tutte stroncate (sì sto cercando di non parlar male ihih). Questa della scarsità patriarcale è un’idea che il patriarcato benevolo, il più subdolo, ci ha donato. Non esiste alcuna scarsità: e questa convinzione mi ha portato prima a scrivere libri che parlano di donne che collaborano (vedi Janasa), e poi mi ha consigliato di creare un cerchio: non un triangolo, non un quadrato, non un rombo, un cerchio che non possa essere mai chiuso davvero perché si può sempre entrare e sempre uscire.

Dentro questo cerchio, il cerchio della Janas Academy, si fanno un sacco di cose, ma soprattutto si collabora e ci si sostiene. Perché 1 jana + 1 jana non da come risultato 2 janas, ma è uguale a 4, 6, 9 janas; esattamente come 1 pianta + 1 pianta è uguale ad un’infinità di possibilità di guarigione e benessere. Potere della collaborazione.

Per sapere chi sono le janas clicca qui: https://www.janasacademy.it/corsi/janas-donne-fate-sacerdotesse-il-seminario-online-che-risveglia-la-tua-fata-interiore/

Per sapere quali sono i valori che muovono l’accademia clicca qui:

Per entrare nel cerchio clicca qui:

https://www.facebook.com/groups/janasacademyilcerchio

Approfondimenti

Per sapere da dove mi sono tirata fuori queste bislacche idee ti consiglio di leggere:

Il dominio del maschile, di Pierre Bourdieu

Eroine, di Marina Pierri

Puoi anche seguire il bellissimo seminario della Pierri: il viaggio dell’eroina, disponibile su Come scrivere una storia. che ha dato forma a parole come “scarsità patriarcale” “patriarcato benevolo”. Marina Pierri presidentessa subito!

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