Goceano in quad: ipotesi di viaggio

Foresta di Fiorentini

Quando mi chiedono “di che parti della Sardegna sei?”, rispondo che sono originaria di Cagliari, ma appartengo a tutta l’Isola. Ecco, il Goceano è uno di quei territori a cui sicuramente appartengo per destino ed elezione: la famiglia di mio marito è originaria di Bono e questo mi ha permesso di conoscerne la gente, le tradizioni, la gastronomia, la lingua. L’elezione ha a che fare con la natura che abita il Goceano, un grandissimo polmone in grado di dare respiro a tutta Sardegna.

I suoi boschi soprattutto amo. E nei suoi boschi in Settembre trovo funghi mortali e altri deliziosi, e nei suoi boschi trovo bacche rosse letali che però incantano e altre che mettono in pace il mio cuore, e nei suoi boschi per la prima volta ho raccolto castagne e fatto la conoscenza di biancospino e achillea, due delle piante che per lungo tempo sono state nella mia lista delle ricercatissime, insieme con iperico e issopo.

E in mezzo ai boschi del Goceano sai cos’altro puoi trovare se cerchi? Piume di ghiandaie che sono screziate di un blu che manco al mare lo trovi, vacche che ti guardano ma non ti vedono e acqua, tantissima acqua.

In fondo l’umido in Goceano sta anche nel suo nome. Prof. Massimo Pittau raccontava che Goceano o Guttiánu derivava da gúttiu (goccia), ad indicare la ricchezza di sorgenti d’acqua. E aveva ragione. C’è tanta acqua quanto verde.

Ecco, quest’estate ho visitato il Goceano non nella sua superfice, ma sono scesa più a fondo. E scendendo ho scoperto che i boschi sono abitati di uomini e donne, animali, e siti archeologici che stanno in silenzio per un sacco di tempo, ma che quando ti vedono iniziano a parlare e a raccontarti sogni all’orecchio. Cose da janas eh?

Quest’estate il Goceano l’ho visitato in Quad, ed è stata un’esperienza notevolissima.

Monta su, ti racconto tutto.

L’itinerario

Dal cielo al sottobosco. Potrei sintetizzarlo così il nostro tour. E non è che non abbia avuto paura, che era la prima volta che salivo in un quad e di paura ne ho avuta un bel po’, per lo meno all’inizio. Ma sai come si dice, senza paura non c’è alcun coraggio, per cui niente, ho stretto le gambe, come mi ha consigliato Davide, uno dei nostri compagni di viaggio e me la sono goduta.

Prima Tappa

Abbiamo iniziato con il botto: dal bosco di Anela, che ti consiglio vivamente di vistare. È il primo bosco che mio suocero Pasqualino mi portò a visitare raccontandomi storie di Daniele piccolo che ci trascorreva le estati. È stato bello tornare: siamo saliti fino a Masiennera, la punta del monte dal quale hai una visuale a 360° sull’Isola. Metro più, metro meno abbiamo raggiunto i 1157 MT sul livello del mare. Vista pazzesca.

Seconda Tappa

La foresta di Fiorentini mi ha stregato fin dalla prima volta che ci siamo incontrate. I larici che ci crescono sono alti più di 40 metri e la foresta è una delle demaniali più antiche, istituite nel 1886. Al suo interno puoi trovare archeologia, acqua, e botanica quanto ne vuoi. Segnatela in agenda, è da visitare.

Terza tappa

Dopo un infinito sali e scendi, vai piano, tieni lamano sul freno, vai un po’ più avanti, guarda che bello, speriamo che i video stiano venendo bene (si quella sono i che rompo le infinite pazienze di Daniele), siamo arrivati a Nugheddu di San Nicolò, un extra rispetto al tour in programma. Insomma nel bel mezzo del bosco abbiamo trovato un Hotel (Monte Pirastru), con tanto di piscina e prato verde.

Certo, ho chiesto: sono aperti fino ad ottobre, ma per le comitive aprono tutto l’anno e lì si può mangiare, dormire e fare il bagno. Credo che ci tornerò presto!

Quarta tappa

Sa Prisoni – Bultei

Tomba dei giganti Sa Prisoni, nell’agro di Bultei. Che poi le tombe sono due e sono bellissime. Io una tomba dei giganti a due corridoi non l’avevo mai vista. Il corpo centrale per altro ha sulla destra una piccola nicchia, forse costruita un tempo per custodire i beni degli ospitati.

Le tombe non sono solo suggestive, sono forti, antiche, coperte di muschio. Il paesaggio color ruggine è mosso dalle code dei cavalli e dai campanacci delle mucche, bagnato di sole e canto di cicale innamorate. Solo a tratti, d’improvviso, era silenzio. Sotto intricate roverelle abbiamo ripreso fiato, mentre ciascuno di noi osservava ogni minimo dettagli per poter poi, nei propri sogni, far ritorno in quel luogo fatato.

Sa Prisoni – Bultei

Quinta tappa

Ci siamo diretti verso il mio amatissimo Monte Rasu, e attraversato al tramonto (va beh, fantastico, ma che te lo dico a fare?) il passo di Ucc’aidu, 1042 MT. Quando ho chiesto a mia suocera cosa significhi Ucca’aidu lei dopo qualche consultazione ha confermato che significa “bocca aperta“, forse per il vento che soffia fortissimo sul passo. E’ evidente che abbiamo calpestato la bocca della Dea, dalla quale il vento nasce. Sarebbe carino raccontarti che il vento in Sardegna è casa di streghe e demoni, ma questa è un’altra storia. Scrivimi nei commenti se vuoi ascoltarla.


Ucc’aidu

Sesta tappa

Mentre Sole infuocato ninnava Luna fra le roverelle, abbiamo raggiunto Sos Niberos, una foresta di Tassi millenari, patrimonio dell’Unesco, misteriosa, mortifera, incantata. Mortifera perché i tassi, tradizione vuole, siano detti della morte, ma se vuoi saperne di più leggi questo mio vecchio articolo.

Settima tappa

Il rientro a casa è stato un viaggio nel viaggio. La luna era una piccolissima falce, io tra me e me ho recitato su brebu che ogni mese deve essere offerto alla luna che nasce, e mi sono goduta il vento umido di quasi notte.

E sì, la paura già alla seconda tappa aveva lasciato spazio allo stupore.

Ho volontariamente tralasciato alcune piccole tappe (sorgenti, chiesette abbandonate nel bosco e altro), perché mica voglio toglierti tutto il gusto della scoperta.

Dove prenotare la tua giornata in Quad

Ci ha portato a spasso per i boschi Antonio di Goceano Quad. Lo trovi su Instagram, contattalo, io ripeterei l’esperienza anche ora.

Non a caso ci siamo salutati con la promessa di un nuovo percorso, ma credo che potrei rifare per una seconda volta anche questo, che ti ho appena raccontato.

Dove mangiare

La sera, visto che il quad ci ha messo un pelo di appetito, abbiamo cenato in uno dei posticini che amo di più a Bono e dintorni, la Taverna dei golosi. Non trovi solo piatti che nessuno cucina più, se non mia mamma, ma trovi soprattutto ospitalità e alimenti di altissima qualità. E qui chiudo perché mi sta venendo fame, e da due giorni ho iniziato la maledetta dieta.

Niente è come sembra, è i boschi del Goceano, che per un sacco di tempo mi sono sembrati immobili, quando meno te lo aspetti si animano di animali, acqua e vita. E questa è stata la scoperta più preziosa di tutta l’esperienza. Come un tesoro.

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