Sant’Andria: la festa delle zucche a Bono

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Sant’Andria: la festa delle zucche a Bono

Di questa festa ne ho sentito parlare tanto a lungo che alla fine me ne sono dovuta interessare. Oramai dovresti saperlo: ho un maritino di origine bonese e bonese mi sento anche io nel cuore. Questa della quale ti racconto oggi è una festa che a Bono conoscono bene e che amano. Spesso la si confonde con le questue che un po’ in tutta la Sardegna si organizzano in onore di tutti i morti e di tutti i Santi, ma Sant’Andria è qualcosa di diverso.

Te l’ho detto, la festa è di Bono, ma leggendo qui e leggendo lì mi è parso di capire che sia nota (ma non so se ancora in uso) anche in altre località: Martis in Gallura e Orani nel Nuorese. Quel che so per certo è che per il Goceano è solo Bono a mantenere viva questa tradizione ancora oggi molto sentita.

Il fatto che di Sant’Andria si ricordi in località relativamente distanti fra loro mi fa immaginare che un tempo l’area di diffusione fosse piuttosto ampia. Chiacchierando con mia suocera mi è sembrato di capire inoltre che il mese di Novembre fosse detto il mese di Sant’Andria, a dimostrazione dell’importanza della festa oggi intitolata al santo che si celebra il 30 di novembre. Eppure il santo centra poco o niente.

“Lo faceva anche mia mamma. La prima zucca o quella più grande e bella era comunemente lasciata crescere, destinata a Sant’Andria” mi è stato raccontato. Veniva poi consegnata ai ragazzi della famiglia, un tempo referenti preferenziali di questa festa, che la incidevano e la portavano in giro per il paese in una processione squisitamente pagana al grido di “A Sant’Andria, a Sant’Andria”.

Oggi i veri protagonisti della festa sono i bambini, non più i ragazzi, le zucche utilizzate sono anche quelle tonde e non più solamente quelle allungate, ma la sostanza della questua non cambia.

All’imbrunire il paese si accende di moltissime zucche incise, vuotate e decorate, e gruppetti di bambini si aggirano per i vicoli bui ma sicuri alla ricerca di un gustoso bottino. Devono stare attenti almeno a due cose: a non far spegnere la fiammella che brucia e a non far gelare la mano.

La zucca intagliata viene infatti legata con un filo e tenuta al collo o in mano.

La festa pare abbia origine contadina: chi lavorava la terra selezionando e offrendo alla divinità prima e a Sant’Andria poi la zucca più grande, cercava di garantirsi un’alleanza preziosa. Ma la cosa non si concludeva qui: svuotando la zucca, incidendola in maschere spaventose, accendendola con lumi e portandola in giro per i campi e per il paese assolveva all’antico intento di spaventare gli spiriti maligni. Spaventati si sarebbero allontanati promettendo un anno di buoni raccolti, ricco e abbondante.

Oggi rimane la suggestione delle candele, delle zucche, il vociare dei bambini, la questua, l’allegria, e un antico ricordo di festività autentica e unica, che non dobbiamo perdere.

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